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Cibo e promessa

2 Dicembre 2014

 

Ger 3,6a;5,25-31; Sal 102 (103); Zc 6,9-15; Mt 15,1-9

 

«Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini».

(Mt 15,8-9)

 

Quali domande sono suscitate in noi dalla frase evangelica di Matteo? Innanzitutto ci sentiamo interpellati e richiamati alla sequela e alla coerenza di vita, valori non facili e non sempre così scontati da perseguire.

Matteo ci invita a costruire un legame tra parola e vita per accorciare le distanze e diminuire le incoerenze.

A questo proposito ha scritto un autore anonimo: “Dar gloria a Dio, facendo fraternità tra gli uomini”. È la fraternità che ci avvicina al cuore di Dio, perché il nostro Dio è tenerezza e carezza per l’uomo e la sua storia.

Una bella storia narrata da Bruno Ferrero dice così: “Una bambina torna dalla casa di una vicina alla quale era appena morta, in modo tragico, la figlioletta di otto anni. “Perché sei andata?” le domanda il padre. “Per consolare la mamma” – risponde lei. “E che potevi fare tu, così piccola, per consolarla?”. Le sono salita in grembo e ho pianto con lei”.

 

 

Preghiamo

 

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Non ci tratta secondo i nostri peccati

e non ci ripaga secondo le colpe.

(dal Sal 102)