1Tm 5, 17-22; Sal 25 (26); Lc 23, 28-31
Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non fare mai nulla per favorire qualcuno. Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Consèrvati puro! (1Tm 5, 21-22)
Non avere fretta. Le indicazioni riportate nella lettera a Timoteo si possono spiegare come motivate dalla prudenza: affidare un incarico, o addirittura conferire a qualcuno un ministero, non deve essere motivato dalla mera necessità di coprire un bisogno, ma deve trovare senso nella effettiva risposta che lega al Signore prendendosi cura di tutti. Eppure, quella lì indicata non è semplice prudenza, tentativo di evitare danni: “non avere fretta” pone l’attenzione al fatto che il ritmo della storia della salvezza non segue i criteri dell’efficacia umana, perché il Signore si manifesta nella pazienza, capace di coinvolgere tutti, trasformandoli, preferendo attendere piuttosto che ridurre i ministeri a una semplice funzione.
Preghiamo
Lavo nell’innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, o Signore,
per far risuonare voci di lode
e narrare tutte le tue meraviglie.
Signore, amo la casa dove tu dimori
e il luogo dove abita la tua gloria. R
dal Salmo 25 (26)