At 18, 1-18a; Sal 46 (47); 1Cor 15, 35-44a; Gv 13, 12a. 16-20
Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. (At 18, 1-3)
Paolo annuncia la buona notizia con le parole, ma questo non lo esime dal condividere il lavoro che gli dà sostentamento. In altra forma, è anche quello annuncio, perché non fa altro che vivere come Gesù, che ha condiviso ogni aspetto della vita umana.
Tanto spesso, anche oggi come cristiani si è tentati di ricavarsi un posto di privilegio, oppure di pensare che alcuni aspetti della vita ordinaria debbano essere tralasciati, perdendosi in un vago spiritualismo: al contrario, i discepoli del Signore, come lui, non perdono neppure un’occasione per vivere pienamente nella storia.
Preghiamo
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
dal Salmo 46 (47)

