Dt 6, 4a; 26, 5-11; Sal 104 (105); Rm 1, 18-23a; Gv 11, 1-53
Mosè disse: «Ascolta, Israele: tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione». (Dt 6,4a; 26,5-6)
Per il popolo di Israele è possibile riconoscere la benevolenza di Dio facendo memoria della propria storia, scoprendo che fin dalle origini il Signore ha ascoltato la loro voce, nel momento dell’oppressione si è fatto vicino. La vicinanza del Signore è condivisione della fatica e del dolore, capace di arrivare fino a trasformare quella situazione in vita nuova, donata con l’uscita dall’Egitto.
La condivisione che il Signore opera si manifesta in un modo del tutto inaudito con la condivisione della vita umana rivelata in Gesù: egli è interpellato dalla vita e dal dolore degli altri, fino a piangere per la morte dell’amico Lazzaro.
Avvicinandosi la Pasqua, scoprire che Dio si rivela come colui che condivide le passioni umane è l’occasione per sperimentare con maggiore vicinanza quale sia la forma del suo amore e lasciarsi in essa coinvolgere fino a essere trasformati.
Preghiamo
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
dal Salmo 104 (105)

