Ct 2, 8-14; Sal 44 (45); Rm 8, 3-13; Lc 1, 39-56
Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna». (Ct 2, 10-11)
Con poche parole, il Cantico esprime con molta efficacia il rapporto con il Signore, perché forma particolare dell’amore: chi ama desidera l’amato e per questo lo cerca. Quel movimento, necessario, non è però sufficiente, ma si unisce a quello inverso: l’amata è a sua volta chiamata – lei, che era già in movimento perché in ricerca, viene esortata ad alzarsi, ha la possibilità di uno sguardo nuovo sulla realtà, occasione donata dall’amato. Per quanto grande, la buona volontà e l’azione, nell’amore per gli altri e per il Signore non è tutto: non perché manchi di qualcosa, ma perché riceve un sovrappiù inaspettato proprio da chi vuole raggiungere.
Preghiamo
Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate in gioia ed esultanza.
dal Sal 44 (45)

