«Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro». (At 15, 11)
Il discorso di Pietro è un momento decisivo, perché determina la consapevolezza che Gesù ha dato la vita per tutti, quindi non ci può essere alcun limite all’appartenenza alla comunità dei suoi discepoli, non è necessario definire un’altra appartenenza, come quella che si determinerebbe tramite la circoncisione. Quel discorso non è però interessante solo per i suoi effetti pratici, ma interpella tutti, ancora oggi: la comunità del Signore non può avere limiti di ingresso, in quanto non vi si appartiene per scelta propria, né perché si è conquistata quell’appartenenza. Al contrario, è puro dono suo: nessuno può esibire più meriti di altri, perché tutti hanno ricevuto la salvezza per grazia, lì si fonda l’unità, a partire dalle differenze di ciascuno.
Preghiamo
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
dal Salmo 121 (122)

