At 13, 44-52; Sal 41 (42) 42 (43); Gv 7, 25-31
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”». (At 13, 44-48)
Il rifiuto e la gelosia dei Giudei ad Antiochia è basata sull’evidenza dei numeri: molte persone ascoltano la predicazione di Paolo, che loro hanno rifiutato. Quell’atteggiamento, in fondo, non è tanto differente da quello che spesso i cristiani mettono in atto: basare l’efficacia del proprio operato solo sui numeri, oppure valutare e dare valore agli altri in virtù di quanto riescono a ottenere, basando la possibilità che altri entrino in relazione con Gesù solo a partire dai criteri umani utili per la produzione e il predominio.
Al contrario, Paolo riporta tutto al centro: la sua predicazione è uno strumento perché tutti possano conoscere Gesù, fino ad avere la sua luce, la sua vita. È questo il criterio con il quale oggi consideriamo l’annuncio del vangelo?
Preghiamo
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
dal Salmo 41 (42)

