At 7, 48-57; Sal 26 (27); Ef 1, 17-23; Gv 17, 1b. 20-26
All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui. (At 7, 53-57)
Leggere del martirio di Stefano appena dopo aver celebrato la solennità dell’Ascensione offre una linea interpretativa particolare: non è possibile intendere in completa opposizione coloro che – sulla terra – perseguitano con violenza Stefano e la presenza di Gesù nella gloria di Dio – in cielo. Piuttosto, la contemplazione della gloria del Signore consente di riconoscere nella sua intimità la storia di Gesù, colui che ha saputo coinvolgersi nella storia fino a resistere al male, dando la vita: a partire da lì si può quindi comprendere donde sia venuta a Stefano la forza per ripetere lo stesso gesto, senza opporre altro male a quello subito.
In fondo, resistendo fino al martirio Stefano riesce a realizzare sulla terra la logica del cielo: un possibilità donata a ogni cristiano, a ciascuno il compito di intendere come realizzarla.
Preghiamo
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
dal Salmo 26 (27)

