At 13, 1-5a; Sal 95 (96); Rm 15, 15-20; Mt 28, 16-20
Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono. Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei. (At 13, 2-5a)
I discepoli riuniti sono in grado di decifrare la volontà dello Spirito mentre sono riuniti celebrando e digiunando. Quelle due azioni sono decisive, soprattutto quando l’una completa l’altra: non si tratta di un digiuno fine a sé stesso, che mira semplice rinuncia; piuttosto, si tratta di abbandonare ciò che è superfluo e appesantisce per potere avere lo spazio adeguato per essere in grado di ascoltare la presenza del Signore, che si manifesta nella celebrazione, quindi quando si è riuniti insieme nel suo nome. Da questo intreccio deriva allora la possibilità di andare in missione, in quanto la possibilità di annunciare ad altri la Parola che salva viene dall’aver fatto in prima persona esperienza del Signore, grazie alla comunità. Una dinamica che ancora oggi può essere il criterio per verificare in quale misura si è in grado di condividere realmente il bene ricevuto in quanto suoi discepoli.
Preghiamo
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
dal Salmo 95 (96)

