Ez 1, 13-28b; Sal 96 (97); Gl 2, 1-2; Mt 7, 21-29
In quei giorni, Ezechiele disse: «Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste. Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve qualcosa come una pietra di zaffìro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembravano i suoi fianchi in su, mi apparve splendido come metallo incandescente e, dai suoi fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore simile a quello dell’arcobaleno fra le nubi in un giorno di pioggia. Così percepii in visione la gloria del Signore». (Ez 1, 26-28b)
Ezechiele percepisce la gloria del Signore: quella visione insiste nel fare comprendere la sua unicità e la sua differenza rispetto a tutto ciò che è terreno, in quanto appare sopra il firmamento; ciononostante, la sua gloria è percepibile. La grandezza del Signore non si mostra per definirsi irraggiungibile o per opprimere gli esseri umani, ma si rivela volendosi legare agli esseri umani, facendosi da loro incontrabile fino a dare la possibilità a tutti di percepirlo.
La visione di Ezechiele chiede a ciascun lettore di trasformare la propria immagine di Dio, scoprendo che egli è vicino, addirittura potendolo percepire: in quale modo, a partire dai fatti della vita quotidiana, si è realmente coinvolti nella sua manifestazione?
Preghiamo
A lui si prostrino tutti gli dèi!
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
dal Salmo 96 (97)

