At 21, 8b-14; Sal 15 (16); Fil 1, 8-14; Gv 15, 9-17
All’udire queste cose, noi e quelli del luogo pregavamo Paolo di non salire a Gerusalemme. Allora Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». E poiché non si lasciava persuadére, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore!». (At 21, 12-14)
Una profezia rende noti i rischi cui Paolo si espone andando a Gerusalemme, ma lui persiste nel suo proposito, in quanto non dipende semplicemente da un suo desiderio, ma afferma di fare la volontà del Signore. A quel punto, anche coloro che cercavano di dissuaderlo, riconoscono la necessità di lasciare che l’opera del Signore si compia, attraverso la disponibilità di tutti.
La modalità con cui le prime comunità decidono di affrontare situazioni anche pericolose, cercando sempre di definire tutto a partire dalla volontà del Signore ci mette in discussione: non solo perché mette in evidenza le nostre esitazioni, dal momento che siamo ben più pavidi in molte situazioni, ma anche perché mette alla prova tutte le volte in cui spesso lasciamo che, per rafforzare quelle che sono solo volontà e desideri personali, magari per costringere altri a fare ciò che vorremmo, affermiamo che quella sia la volontà del Signore, alla quale dover obbedire senza discutere. Si tratta di una grande responsabilità: a partire da quali elementi riteniamo di essere in linea con la volontà del Signore, qual è la nostra disponibilità a esporci a Lui ascoltandolo, nella preghiera e nell’interpretazione della Scrittura?
Preghiamo
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
dal Salmo 15 (16)

