At 15, 13-31; Sal 56 (57); Gv 10, 31-42
«È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». (At 15, 28-29)
La pluralità che caratterizza la comunità del Signore e il fatto che tutti vi possono accedere perché scelti per grazia e non per merito non significa però che si determini vaghezza e qualunquismo: al contrario, proprio perché appartenere alla comunità del Signore è un dono ricevuto senza merito questo determina la risposta di una vita quanto più tendente al rifiuto del male. Per questo motivo le comunità che non appartenevano al popolo ebraico vengono raggiunte dal messaggio che chiede loro una vita retta, che rifiuti gli idoli e che si esprime in legami autentici.
Anche ora, talvolta, i principi morali sono dimenticati, oppure ci si sforza di raggiungerli solo per forma, al contrario sono l’occasione propizia per vivere in pienezza, secondo la misura del dono ricevuto.
Preghiamo
Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.
dal Salmo 56 (57)

