At 6, 8-15; Sal 26 (27); Gv 6, 16-21
Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». (At 6, 8-11)
Le parole di Stefano, animate dallo Spirito del Signore, non sono accolte, anzi ritenute bestemmia. A Stefano accade di ripetere ciò che già è accaduto a Gesù: quando accade, l’amore del Signore è tanto inaudito da non essere riconosciuto, venendo rifiutato.
Ciò non può lasciare tranquilli i discepoli odierni del Signore: quante volte persone e parole che hanno consenso unanime e immediato è realmente frutto di vicinanza al Signore? Quante volte ciò che è rifiutato ed emarginato perché troppo duro o inaudito, in realtà, è traccia dell’accadere del suo Regno?
Preghiamo
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
dal Salmo 26 (27)

