Ez 12, 1-7; Sal 102 (103); Sof 1, 1. 14-18; M15, 10-20
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli. Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo. Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli». (Ez 12, 1-3)
La malvagità del popolo è tale da non essere in grado neppure di comprendere quando Ezechiele parla loro a nome di Dio, pertanto, Dio gli chiede di fare del proprio corpo un segno, che potrebbe essere più incisivo delle sole parole: “fare vedere” l’emigrazione vuole essere lo sprone per capire che la terra non è un bene dato una volta per tutte, ma necessita di essere custodita vivendo l’alleanza, altrimenti si sarà costretti all’esilio.
Oltre al segno chiesto ad Ezechiele, però, colpisce la definizione di chi “ha orecchi per udire e non ode”, al pari di occhi che non servono più per vedere. Quella mancanza è tipica di chi agisce male, ma non solo nei grandi momenti, riconoscibili da tutti: anche quotidianamente, le esistenze mediocri si trasformano in persone incapaci di riconoscere la presenza di Dio e inadatte ad ascoltare il suo appello. L’avvento è l’occasione per verificare quanto si è in grado di acuire la vista e raffinare l’udito per riconoscere la sua presenza manifestata – spesso nascosta – nella storia più umile.
Preghiamo
Allontana da noi le nostre colpe, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
dal Salmo 102 (103)

