At 20, 17-38; Sal 26 (27); Gv 14, 7-14
Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio. (At 20, 22-24)
La forza con la quale Paolo affronta le prove che gli accadono non è solo ammirevole: egli riconosce in ogni fatto della storia la traccia dell’opera dello Spirito, che traccia la sua strada, fino a “costringerlo”. La forza di mettere in secondo piano la sua stessa vita ha allora una ragione sola a sostenere quella scelta, la possibilità di riconoscere la propria vita animata dallo stesso soffio della vita di Gesù, lo spirito d’amore che lo unisce al Padre. Lo stesso può accadere a ciascuno, anche se si trova ad affrontare prove meno determinanti: la possibilità di riconoscere la propria vita animata secondo il ritmo dello Spirito, così da poterlo seguire, muta radicalmente ogni singolo passo.
Preghiamo
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
dal Salmo 26 (27)

