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O Dio, meditiamo il tuo amore

Mercoledì della Settimana Autentica

16 Aprile 2025

Gb 42, 10-17; Sal 118 (119), 169-176; Tb 7, 1a-b. 13 – 8, 8; Mt 26, 14-16

Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato. (Gb 42, 13)

La conclusione dell’esperienza di Giobbe mette di fronte al paradosso dell’esistenza: sarebbe del tutto inadeguato ritenere che, in fondo, tutto il dolore patito da Giobbe fosse necessario, perché ha ottenuto infine un premio maggiore. Non può essere così, in quanto il dolore lascia una traccia indelebile e le persone e le relazioni perse non possono essere sostituite, ma hanno un valore perenne.
Quella frase, però, assume senso alla luce della resurrezione di Gesù, promessa della vita per sempre di ogni essere umano: la benedizione del Signore è perenne e trova senso perché lui stesso ha dato la vita perché la vita degli esseri umani non fosse perduta. Alla luce della croce di Gesù ciascuno può trovare il senso di una benedizione per sé, per tutti, che non si esaurisce, ma che trova compimento nella promessa che nessun dolore potrà cancellare la vita di relazione con gli altri e con il Signore.

Preghiamo

Mi venga in aiuto la tua mano,
perché ho scelto i tuoi precetti.
Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è la mia delizia.

dal Salmo 118 (119)