Dt 18, 9-22b; Sal 32 (33); Lc 7, 18-23
Mosè disse a tutto Israele: «Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore». (Dt 18, 9-11)
Sarebbe troppo semplice – e in fondo scorretto – trascurare queste righe della Scrittura, ritenendo che non si rivolgano a noi, pensando che ormai abbiamo superato uno stadio primitivo nel quale attribuire a Dio la forza di una potenza magica. Eppure, queste righe interrogano ciascuno e il suo rapporto con il Signore: quante volte, nonostante la possibilità di incontrarlo manifestato nella storia di Gesù, ancora riteniamo di doverci rapportare con un dio suscettibile, da imbonire offrendogli sacrifici. È certo liberante scoprire che al contrario Dio vuole il bene di ciascuno, allo stesso tempo chiede una conversione radicale e l’impegno per mantenere una relazione adulta e responsabile.
Preghiamo
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
dal Salmo 32 (33)

