Zc 9, 9-10; Sal 47 (48); Col 1, 15-20; Gv 12, 12-16
Così dice il Signore Dio: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra». (Zc 9,9-10)
La settimana autentica inizia a partire dall’invito all’esultanza, formulato da Dio stesso. Esultare è possibile perché il re sta per entrare a Gerusalemme, perché il compimento è vicino. Si tratta però di intendere che il momento della salvezza non si realizza come ce lo si aspetterebbe con criteri umani: tramite l’affermazione di qualcuno ai danni di altri. La profezia proposta dal profeta Zaccaria troverà invece il suo compimento inaudito in Gesù, che non solo entrerà effettivamente in Gerusalemme acclamato come il messia, ma porterà a compimento la salvezza di tutti tramite il dono di sé.
L’esultanza con la quale ci si espone ai giorni nei quali fare più da vicino memoria del dono – per sempre – della vita ricevuta dalla croce del Signore, chiede allora di preparare il cuore per riconoscere che la salvezza accade in modo inaudito, secondo una misura dell’amore che sempre di nuovo dobbiamo convertirci per saper riconoscere.
Preghiamo
O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra.
dal Salmo 47 (48)

