At 11, 19-26; Sal 86 (87); Gv 6, 60-69
Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani. (At 11, 26)
Questione di nome o di sostanza? Il racconto delle imprese delle prime comunità cristiane avrebbe certo avuto la stessa efficacia anche senza l’esplicito riconoscimento del loro nome in quanto cristiani, tanto che i primi capitoli degli atti degli apostoli manifestano il loro appartenere a Gesù e fare dipendere ogni azione dal riferimento a lui senza che si senta il bisogno del riconoscimento a partire dal nome. Eppure, essere chiamati è un inciso decisivo, soprattutto per chi legge: non è possibile, neppure per un momento, dimenticare che la propria esistenza è plasmata secondo la forma di Gesù, cercando di vivere, a partire dalla propria storia, il suo stesso stile.
Il fatto che ad Antiochia i discepoli vengono chiamati cristiani risuona in modo particolare per i cristiani attuali: davvero, come per loro, il riferimento a Cristo è tanto decisivo per la propria vita? Davvero la propria esistenza corrisponde al nome con il quale si è definiti?
Preghiamo
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».
dal Salmo 86 (87)

