At 5, 1-11; Sal 32 (33); Gv 3, 22-30
Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffìra, vendette un terreno e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio». (At 5, 1-3)
Le parole di Pietro ad Anania risuonano anche oggi, per molte azioni che compiamo: talvolta, in aspetti minuti dell’esistenza, oppure anche in momenti decisivi, è come se perdessimo il centro, perché parole e azioni che troverebbero senso determinando il nostro rapporto con il Signore, in realtà seguono vie più tortuose, sono compiute per ottenere effetti secondari. Anche azioni formalmente buone perdono così ogni valore, anzi possono diventare strumento per distruggere altri, per rivendicare una presunta capacità.
Il rischio di compiere azioni solo per forma, soprattutto nelle comunità cristiane, è sempre in agguato; oggi è il giorno per verificare quanto sia autentico ciò che manifestiamo della vita cristiana.
Preghiamo
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
dal Salmo 32 (33)

