Ez 2, 1-10; Sal 13 (14); Gl 2, 10-17; Mt 9, 9-13
La figura dalle sembianze umane mi disse: «Figlio dell’uomo, àlzati, ti voglio parlare». A queste parole, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. (Ez 2, 1-5)
Due aspetti fanno comprendere quanto la parola del Signore sia prioritaria: innanzitutto, per udirla e comprenderla Ezechiele deve alzarsi in piedi e mettersi in ascolto – essa non colpisce indistintamente, ma necessita la libera disponibilità di mettersi in ascolto insieme alle condizioni adatte perché questo possa avvenire. Si tratta di una prima indicazione per il tempo di avvento: trovare modi e tempi perché si creino le condizioni affinché la parola del Signore possa essere incontrata.
In secondo luogo, una volta data a Ezechiele la missione profetica, il Signore ribadisce la necessità di annunciare ciò che egli dice, quale che sia la risposta con la quale quella parola viene accolta. La sua parola salva nella misura in cui non è rimodulata a partire dal destinatario, perché anche la sua durezza esprime aspetti decisivi del suo amore: chiama gli esseri umani a cose grandi. Ancora una volta un invito per l’avvento, a non accantonare gli appelli rivolti dal Signore quando la sua parola appare troppo dura, ma a conservarli perché proprio in quel momento si dà un’occasione decisiva di conversione, proprio in quegli aspetti è data la possibilità di scoprire la grandezza della sua presenza.
Preghiamo
Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele?
Quando il Signore ristabilirà
la sorte del suo popolo,
esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
dal Salmo 13 (14)

