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Tenerezza e cura

12 Aprile 2016

MARTEDì 12 APRILE

 

At 8,9-17 / Sal 67 (68); Gv 5,31-47

 

«Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me». (Gv 5, 36b-37a)

 

La nostra vita non deve smentire il vangelo. Che quello sia la buona notizia per tutti gli uomini in ogni tempo lo si deve capire dal nostro stile di vita. Gesù è chiaro: da cosa si capisce che lui è il Figlio di Dio? Non certo da quello che gli altri vanno dicendo, ma da ciò che lui stesso compie. E poiché ciò che lui compie sono opere di misericordia per tutti gli uomini è evidente che è il Figlio del Dio della misericordia.

Gesù è colui che è passato tra noi “beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo” (At 10,38): la sua opera è stata un’azione di cura e di consolazione. Questo gli rende testimonianza.

Allo stesso modo anche in noi deve esserci l’amore, quello autentico. Gesù ci rimprovera: “Vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio” (Gv 31,41) ed allora occorre rinnovare il nostro proposito di accogliere e vivere quello stesso amore che viene dall’alto. Non ci è chiesto di salire su una croce, ma di portarla, umilmente, dentro l’ordinarietà delle nostre giornate.

 

 

Preghiamo

 

Grazie Signore Gesù,

perché il tuo passare in mezzo a noi

è stata la testimonianza più bella ed efficace

che Dio è un Padre di misericordia.

Fa’ che questo giorno sia per noi l’occasione

di rendergli testimonianza con le nostre opere.

 

 


 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]