Dt 16, 1-8; Sal 98 (99); Eb 11, 22-29; Lc 22, 7-16
Mosè disse: «Osserva il mese di Abìb e celebra la Pasqua in onore del Signore, tuo Dio, perché nel mese di Abìb il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire dall’Egitto, durante la notte. Immolerai la Pasqua al Signore, tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Con la vittima non mangerai pane lievitato; con essa per sette giorni mangerai gli azzimi, pane di afflizione, perché sei uscito in fretta dalla terra d’Egitto. In questo modo ti ricorderai, per tutto il tempo della tua vita, del giorno in cui sei uscito dalla terra d’Egitto». (Dt 16,1-3)
La Pasqua è punto di riferimento fondamentale per Israele, non è possibile dimenticare il momento nel quale il Signore si è rivelato come colui che ha a cuore il suo popolo tanto da liberarlo e salvarlo. La memoria di quell’evento comporta anche ricordare la precarietà nella quale è avvenuto, la concitazione della fuga, l’amarezza della schiavitù che si abbandonava e l’incertezza per un futuro non ancora conosciuto. La speranza per l’avvenire nella terra promessa si è accompagnata con questi sentimenti, proprio per questo è necessario averli sempre presenti, per custodire ciò che il Signore ha realizzato e sapere che la libertà non è a disposizione a piacimento, ma un dono che richiede l’impegno giornaliero di tutti perché sia costruito e mantenuto.
Preghiamo
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!
Dal Salmo 98 (99)