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La pienezza in cui siamo

1Gv 1,1-10; Sal 96 (97); Rm 10,8c-15; Gv 21,19c-24

27 Dicembre 2018

III giorno dell’ottava di Natale  –  S. Giovanni, apostolo ed evangelista

«Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”». (Gv 21,20-22)

I primi cristiani attendevano la seconda venuta di Gesù come imminente e sebbene molti morissero, alcuni sarebbero vissuti fino al ritorno del Signore. Il quarto vangelo aveva parlato dell’attualità delle verità escatologiche. Se il dialogo riportato nel Vangelo sembra chiarire un malinteso, di cui non si comprende bene l’importanza ma che è legato alla storia della prima comunità dell’Asia minore, appare chiaro invece che la sequela di Cristo non percorre necessariamente la via del martirio in senso stretto. Non solo i martiri sono testimoni del Signore ma ciò che qualifica un discepolo è l’amore per il Signore e contemporaneamente l’amore di Dio per lui. Il discepolo prediletto appare il prototipo del discepolo moderno che è chiamato a seguire il Signore senza esitazioni e sino in fondo nella quotidianità e nella modalità che il Signore stesso gli indica. La figura di Giovanni ci ricorda che esiste il primato dell’amore a cui tutti i cristiani, ed in particolare i pastori, sono chiamati diventando esempi di ascolto, di sequela, di servizio per il Signore.

Preghiamo
Signore donami la fede forte e lo sguardo contemplativo di Giovanni per comprendere più a fondo il mistero del tuo essere uomo tra gli uomini e, nello stesso tempo, Dio e Salvatore.

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]