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Familiarizzare con le nostre radici ebraiche

Ger 3,6-12; Sal 29 (30); Zc 1,7-17; Mt 12,14-21

27 Novembre 2018

«Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». (Mt 12,15-18)

Gesù impone il silenzio a quelli che hanno ricevuto i suoi benefici, perché? Gesù vuole passare inosservato sia per evitare le controversie con i farisei, nelle quali dovrebbe spiegare le sue ragioni e svelare il progetto messianico, sia perché non vuole nemmeno sollevare le folle sfruttando la sua notorietà. Gesù è il servo di Dio per eccellenza, ed interpreta correttamente un messianismo dimesso, compassionevole, misericordioso che sa aspettare. Nonostante tutto quello che può accadere, e che accadrà, Gesù non tradisce mai la visione pacifica di Dio.
E noi suoi discepoli? Spesso siamo così arroccati nel difendere le nostre posizioni che agiamo con una severità che spegne ogni speranza, che non tiene conto della “fragile canna e del lucignolo fumigante” che possiamo incontrare nei fratelli accanto a noi. Gesù ci richiama a fare dell’accoglienza, della disponibilità la regola del nostro comportamento come cristiani evitando così di essere dei giudici inflessibili. Chiediamo davvero di imparare da Gesù ad essere misericordiosi come lo è stato Lui.

Preghiamo

Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
La voce del Signore è sopra le acque,
tuona il Dio della gloria,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza.
(dal Sal 29)

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]