Is 26,1-2.4.7-8; 54,12-14a; [Ap. 21,9a.c-27]; Sal 67; 1Cor 3,9-17; Gv 10,22-30
Dio ha posto a nostra salvezza mura e bastioni. Aprite le porte: entri una nazione fedele. (Is 26)
Domenica della Dedicazione ha marcato la parte terminale dell’anno liturgico ambrosiano fin dall’antichità, in consonanza con la tradizione liturgica della Chiesa di Antiochia, e la sua rilevanza è pari alle maggiori solennità, quali Natale, Epifania, Pasqua e Pentecoste.
La liturgia della Parola nelle domeniche che seguono, fino alla prima di Avvento, spinge il proprio sguardo ad abbracciare i confini del mondo, investiti dal mandato missionario e destinatari dell’universale vocazione alla salvezza. Gesù nella festa della dedicazione del tempio di Gerualemme appare come il vero tempio nel quale Dio inabita; coloro che aderiscono alla fede lo riconoscono, ne ascoltano la voce e ne ricevono la vita. Questo è il tempio vero di Dio: non una semplice costruzione di pietre, ma Gesù Cristo e il suo corpo che è la Chiesa.
La Chiesa, popolo di Dio, è il luogo della presenza di Dio e della sua manifestazione. “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”, ci interpella l’apostolo Paolo confermandoci che chi cercherà di distruggere tale tempio, sarà distrutto da Dio perchè santo è il tempio di Dio.
Preghiamo col Salmo
Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore.