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Ascende il Signore tra canti di gioia

Sabato dopo l'Ascensione

12 Maggio 2018

Ct 5,9-14.15c-d.16c-d; Sal 18(19); 1Cor 15,53-58; Gv 15,1-8

“Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore”.  (Gv 15,1-8)

La missione della Chiesa-sposa sta nel raccontare la bellezza e il fascino del suo Sposo. La nostalgia diventa canto e poesia pura, senza remore né censure. L’Amato è riconoscibile tra mille. Nulla e nessuno può essergli paragonato o preferito. Egli è Santo, nulla gli è confrontabile. Vedere e riconoscere la bellezza dello Sposo è condizione irrinunciabile per annunciarlo come salvezza a tutta la creazione.
Allora la Chiesa porta frutto: “Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora…” (Is 54,2ss). In questo è glorificato il Padre. Egli è orgoglioso che i suoi figli siano così somiglianti al Figlio, che la Sposa rifletta la bellezza dello Sposo. Tutto questo non è scevro da fatiche e prove. Ma il Padre è sapiente agricoltore ed è lui che lavora la sua vigna. Lui sa, con una operazione apparentemente identica, cosa tagliare e cosa potare, cosa tenere e cosa buttare. Fino alla pienezza del frutto.

 

Preghiamo col Salmo

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.