1Gv 1,5 – 2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-13
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. (1Gv 2,1-2)
Nella festa di santa Caterina da Siena, il testo tratto dalla Prima lettera di Giovanni ci offre parole che invitano alla conversione e alla consapevolezza del nostro limite, e insieme ci incoraggiano a contare sull’amore vivo che Dio ci ha mostrato in Gesù. C’è anzitutto da riconoscere che siamo ben capaci di sbagliare: il peccato non è solo quello di altri, è anche il mio! Ci inganniamo – scrive Giovanni – se diciamo di essere senza peccato. Ma questa consapevolezza non ha lo scopo di spegnere il nostro slancio; piuttosto deve accompagnarci alla festa di chi si sa perdonato, di chi vive della misericordia da cui si sa avvolto. E si tratta di una grazia che Dio dona a tutti: il suo perdono non è esclusivo, non è destinato ad alcuni pochi consapevoli eletti; è per tutti, destinato – dice Giovanni – a «tutto il mondo». C’è, insomma, motivo per attraversare il nostro tempo con fiduciosa capacità di ricominciare, sempre, anche dopo ogni errore. Ce lo ha visibilmente mostrato Gesù e Giovanni ce lo ricorda.
Preghiamo
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
Sal 148,1-2