Ger 31,15-18.20; Sal 123 (124); Rm 8,14-21; Mt 2,13b-18
«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”». (Mt 2,13)
La fede di Giuseppe salva Gesù e Maria; per l’ennesima volta quest’uomo coglie le parole di un angelo ed ascolta col cuore per il bene di tutti. Purtroppo, nella vita, capita di incontrare persone con un pensiero diverso dal nostro, incapaci di ascoltare e di concedere un dialogo civile e costruttivo. Erode non comprende la possibilità di essere liberi attraverso un Credo diverso dal proprio. Questa diversità, da sempre, porta arricchimento alle persone che si fanno coinvolgere e rende unica la nostra società. La carità non distingue necessità di prim’ordine dal resto a seconda di etnia, religione o colore della pelle. Vi è uguaglianza perché nelle nostre fragilità soffriamo e reagiamo in quanto esseri umani. Chi reagisce come Erode nega il fatto che si possa aiutare od ospitare qualcuno diverso o estraneo a noi. La speranza cerca di rimanere accesa, anche in situazioni odierne complicate e dolorose, contro chi non vuole comprendere il nostro linguaggio universale di fede e amore.
Preghiamo
Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Sal 124 (123),7-8