1Gv 1,1-10; Sal 96 (97); Rm 10,8c-15; Gv 21,19c-24
«Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”». (Gv 21, 21-22)
Pietro si riferisce al discepolo che Gesù amava, colui che si preoccupa del tradimento durante l’Ultima Cena. È irreprensibile la sequela che ha nei confronti del Figlio di Dio; lo segue fedelissimo o è Gesù stesso a lasciarsi seguire? Pietro si preoccupa della presenza di Giovanni senza badare con attenzione alle parole di Gesù: “Seguimi”. Giovanni, questa parola, l’ha già compresa e fatta sua; nel momento della Croce, il discepolo amato è lì… lo segue anche sul Gòlgota. Questo amore ricevuto decide di spenderlo testimoniando con questo Vangelo, una missione che qualcuno deve prendere a cuore. I gesti caritatevoli più intensi sono quelli inconsapevoli, incondizionati, genuini, senza che qualcuno ce li chieda. In altri casi, percepiamo alcuni inviti come delle imposizioni o ci focalizziamo sulla cornice senza osservare davvero il quadro che ci mostrano. Auguriamoci di essere, a volte, concreti e, a tratti, discreti come san Giovanni ci ha testimoniato.
Preghiamo
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
Sal 97 (96),11-12