Ger 3,6a; 5,1-9b; Sal 105 (106); Eb 2,8b-17; Mt 12,43-50
«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». (Mt 12,48)
Questa pagina di Vangelo è un regalo prezioso per tutti: Gesù afferma che tutti possono essere suoi famigliari.
Rimarca con le parole ciò che vive: Dio si è fatto uomo, si è reso in tutto simile a noi, ha camminato sulle strade faticose della terra. Si è fatto concretamente nostro fratello.
Lasciamoci confortare da queste parole e dal desiderio che Gesù ha di stare con noi. Gesù vuole essere la nostra famiglia e non ci lascia soli.
Partendo da questo regalo impagabile è bello allora scoprire anche la bellezza di quanto leggiamo in Geremia, cioè l’invito a cercare i nostri fratelli. Non fermiamoci alle chiese fatte di mura. Corriamo col desiderio di conoscere davvero, nel profondo, gli altri fratelli di Gesù e quindi nostri. Fratelli che percorrono la nostra stessa avventura in questo mondo. Non fermiamoci alle apparenze, scaviamo e cerchiamo quel seme di Dio che è in ognuno.
Preghiamo
La possibilità di distinguere tra la notte e il giorno non passa attraverso il discernimento del volto dello sconosciuto da quello del fratello, ma attraverso la profondità di uno sguardo che sa rendere fraterno e prezioso anche il volto dello sconosciuto. Non è tanto la luce del giorno a dover rischiarare lo sguardo; piuttosto è lo sguardo luminoso che deve saper diradare le tenebre della notte per anticipare le luci del giorno.
(Fratel Luca Fallica, La rugiada e la croce)