Giovedì della Settimana Autentica
"Cena del Signore"
Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75
Egli rispose: "Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"". Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". (Mt 26,18.20-21)
Gesù, davanti al precipitare degli avvenimenti, vuole riunire intorno alla tavola i suoi amici: una cena, quella della pasqua.
Fino alla fine Gesù rompe gli schemi, il rito salta: è Lui, il Figlio dell’Uomo, che, preda dell’amore, si consegna nel pane spezzato e nel vino versato. È infatti venuto per ‘dare vita, e vita abbondante’ (Gv 10,10).
Forse vorrebbero rimanere lì tutta la notte, anche noi. Cominciamo ad intuire il senso di quel gesto…e ci spaventa. A pregare ci si può andare, non costa molto. Seguirlo? Ci spaventa e scandalizza.
Ma quella tristezza, di secoli, millenni, da Adamo, Caino, il vitello d’oro, …e quell’angoscia, di tutti i poveri, torturati, violentati, di tutto il mondo…
E gli amici che tradiscono, che negano e se ne vanno lasciando solo l’Uomo dell’amore.
Cosa ci vuol dire, allora, Gesù con quel: ‘fate questo in memoria di me’?
Preghiamo
Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico
al banchetto tuo stupendo tu mi accogli.
Non affiderò agli indegni il tuo mistero
né ti bacerò tradendo come Giuda,
ma ti imploro, come il ladro sulla croce,
di ricevermi, Signore, nel tuo regno.
(dalla liturgia)