Dt 6,4a; 18,9-22; Sal 105 (106); Rm 3,21-26; Gv 8,31-59
Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola”. (Gv 8,31-32.42a.43)
Non basta aver creduto in Gesù. Per essere davvero cristiani dobbiamo “rimanere”, camminare nella Sua parola, una Parola di Verità che conduce alla Libertà.
Non basta credere, c’è un “linguaggio” da capire, un ascolto da imparare; non è difficile, un bambino ce lo può insegnare: è il linguaggio dell’ amore e della vita.
Non basta credere, bisogna “essere figli”, prender coscienza d’esser parte della famiglia di Dio Padre. E come “figli” dobbiamo amare e assumere il progetto del Padre: vita abbondante per tutti; proprio come Gesù: nella libertà perfetta, nella gioia, nell’amore e in pienezza.
Chiediamoci a che punto siamo con la nostra fede: crediamo con tutto il nostro essere? ci sentiamo e camminiamo veramente come figli e figlie di Dio?Mons. O. Romero, arcivescovo ucciso in Salvador ci offre un aiuto per valutarci: “L’essere umano è tanto più figlio di Dio, quanto più si fa fratello e sorella dei suoi simili, ed è tanto meno figlio di Dio, quanto meno si sente fratello e sorella del prossimo”(Mons. O. Romero Omelia 18 de settembre 1977).
Preghiamo
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
(Salmo 116)
Impegno settimanale
Presento a Dio, nella mia preghiera, la situazione di sofferenza di una famiglia che ho incontrato.