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Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore

Sabato della settimana della III Domenica dopo l'Epifania

1 Febbraio 2020

Es 19,3-8; Sal 95 (96); 2Cor 1, 18-20; Gv 12, 31-36a

Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste parole dirai agli Israeliti». (Es 19,3-6)

Il Signore dona la sua alleanza senza che sia necessaria alcuna azione da parte del popolo, lo libera dirigendo il cammino che porta all’incontro concreto con lui, alla possibilità di vivere nella terra promessa dopo il cammino dell’esodo. Quel dono non è però sufficiente, ma comporta un secondo momento: per essere liberi si tratta di decidere, scegliendo se custodire l’alleanza.
La promessa fatta dal Signore non è da poco, corrisponde alla possibilità di essere in un rapporto unico con lui, si tratta però di comprendere che quel dono totalmente gratuito è realizzato nella misura in cui la propria vita è in grado di accoglierlo con uno stile sempre adeguato. Uno stile che è capace di fare spazio alla logica di chi dona la propria vita per la salvezza di tutti.

Preghiamo

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude,
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dal Salmo 95 (96)