At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,22-30
Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza. (At 4,31)
Forse troppo spesso, gli spazi della nostra preghiera comune, i sacri luoghi delle nostre celebrazioni appaiono statici, ingessati e troppo silenziosi, e non si ascolta facilmente il tremore delle mura, né si avverte la presenza dello Spirito che colma ogni cosa e ogni vita. E forse anche per questo la nostra testimonianza è flebile e intimorita, poco pervasa da quella «franchezza» di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli. Forse ci manca un po’ la vivacità che nasce dalla gioia di appartenere al Signore, e quella libera letizia che connota chi sa di muoversi dentro uno spazio “ricolmo di Spirito Santo”, quello spazio che è tanto la Chiesa quanto l’intero universo che Dio ama. È un dono che la prima comunità cristiana chiede a Dio, con umiltà e semplicità, sapendo che la vera forza dell’annuncio non sta nelle abilità del testimone, ma nella sua pervasività allo Spirito di Dio e nella luce che si sprigiona dalla Parola stessa. Che possiamo anche noi sperimentare questo vento che scuote e questa presenza che riempie.
Preghiamo
Loda il Signore, anima mia, alleluia.
Nella mia vita loderò il Signore, alleluia.
Finché avrò vita, canterò al mio Dio, alleluia.
(dalla liturgia)