At 22,23-30; Sal 56(57); Gv 10,31-42
«… perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». (Gv 10,38)
Paolo è trattato come malfattore, ma è cittadino ro mano. Anche chi stava per castigarlo è cittadino ro mano, e lo è diventato a caro prezzo (1Cor 6,20)! Paolo lo è per nascita. Anche Gesù gode dello sta to di “cittadinanza” propria del Figlio e chi lo ascolta della condizione di servo. Per questo motivo non gli credono, anzi lo accusano. Lui che è uomo si fa Dio.
Non potevano sapere che la verità viaggiava nella direzione opposta. Infatti il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14). Gesù ha compassione di loro, come ne ha di noi. Ci invita a credere in lui, se non per le parole, almeno per le sue opere. Non ergiamoci a giudici di coloro che non hanno creduto in lui. Non sappiamo come ci saremmo comportati al loro posto. Impariamo invece dalla loro incredulità. C’è in noi un incredulo che non trova pace, che muore di fame e di sete. Accostiamoci allora al pozzo di acqua viva (Ger 2,13) che è la Scrittura e verremo saziati e guariti. Dal costato del Figlio, infatti, esce acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14; 7,37-39; 19,34; Ap 22,1).
Preghiamo col Salmo
Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.