Rut 4, 8-22; Sal 77 (78); Est 9, 1. 20-32; Lc 2, 1-5
Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. Questa è la discendenza di Peres: Peregenerò Chesron, Chesron generò Ram, Ram generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò Iesse e Iesse generò Davide. (Rut 4, 16-22)
La conclusione della storia di Rut e Noemi esplicita ciò che accade nella storia della salvezza: Davide è discendente di Obed, colui che non ci sarebbe stato senza la fedeltà all’apparenza irragionevole di Rut e senza la disponibilità altrettanto insperabile di Booz.
Quel ramo della discendenza, che sarà decisivo per giungere a Gesù, all’apparenza non aveva fondamenta per germogliare, al contrario il Signore opera facendo maturare la disponibilità umana, anche dove parrebbe impensabile.
Egli preferisce ciò che resta nascosto e all’apparenza minimo: al pari di ciò che accade nel riportare la discendenza, quando segnalare che «Booz generò Obed» in chiave patrilineare in realtà nasconde l’operare decisivo di due donne – Noemi e Rut – senza le quali nulla sarebbe stato possibile.
Preghiamo
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.
dal Salmo 77 (78)

