Is 40, 1-11; Sal 71 (72); Eb 10, 5-9a; Mt 21, 1-9
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». (Is 40, 1-4)
Di primo acchito, le parole che rispondono alle parole del Signore non sembrano una vera risposta, la conseguenza adeguata al Signore che annuncia la fine della tribolazione ed esorta a consolare. Forse ci si attende che dopo un periodo difficile la ricostruzione debba avvenire con una consolazione nella quale si è passivi, lasciandosi consolare dall’azione di altri.
Al contrario, qui si sprona a costruire nuove strade, per consentire il ritorno più rapido e agevole possibile nella propria terra.
Proprio dal momento in cui il Signore annuncia una destinazione di salvezza, allora si intensificano gli sforzi, si dà nuovo vigore alla possibilità di raggiungere più in fretta la meta. Così si può intendere il cammino di avvento, quando scoprire che la certezza della presenza del Signore nella storia non sospende il valore delle azioni umane, ma può rinvigorirle, portando a una conversione decisa e a un impegno sempre più concreto per rendere attuale e quotidiana quella presenza.
Preghiamo
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
dal Salmo 71 (72)