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Vivere nella gioia e comunicarla agli altri

24 Dicembre 2019

Eb 10,37-39; Sal 88 (89); Mt 1,18-25

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto». (Mt 1,19)

La lettura di questo versetto ci porta a chiederci perché Giuseppe è definito uomo giusto. La giustizia di Giuseppe non è quella “secondo la legge” che autorizza a ripudiare la propria moglie, ma quella “secondo la fede” che gli chiede di accettare l’opera di Dio e del suo Spirito in Maria, sua futura sposa. Questo vuol dire che non potrà attribuirsi i meriti del figlio che verrà ma tutto è azione di Dio. Il suo problema non è principalmente la situazione nuova che si è creata con la sua promessa sposa, ma il rapporto con il bambino che sta per nascere e la responsabilità che egli sente verso di lui. Giuseppe è giusto perché ha l’umiltà di accettare un dono che non è suo: Giuseppe è giusto perché accoglie la volontà di Dio. Impariamo allora da Giuseppe a essere grati per i doni che ogni giorno il Signore ci fa e, da lui, impariamo ad accogliere la volontà di Dio anche quando magari risulta scomoda. Inoltre cerchiamo di vivere una giustizia che opera nella carità, molto diversa da quella giustizia che dà il mondo e che spesso non coincide con l’amore.

Preghiamo con il Salmo

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

(dal Salmo 1)