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Rendere ragione della speranza che è in noi

Novena di Natale - II feria prenatalizia “dell’Accolto”

18 Dicembre 2015

 

Rut 1,15-2,3; Sal 51 (52); Est 3,8-13; 4,17i-17z; Lc 1,19-25

 

«“Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”».    (Lc 1,20)

                  

È strano! Zaccaria è un sacerdote “irreprensibile” che osserva rigorosamente tutte le leggi e le prescrizioni del Signore, eppure la sua fede sembra venir meno e ora non crede e non spera più: “perché non hai creduto alle mie parole”, lo rimprovera l’angelo. Di fronte all’accoglienza del disegno di Dio, non è più sufficiente l’osservanza delle leggi e delle prescrizioni. Bisogna andare oltre, attraverso il salto di una fede pura che si abbandona totalmente a Dio. E a causa di questa mancanza di fede, Zaccaria deve subire una nuova prova, che dovrà guarire la sua incredulità: egli sarà muto fino al compimento della Parola del Signore. Il mutismo, cui è condannato Zaccaria a motivo della sua incredulità, sintetizza simbolicamente tutta l’incapacità di credere dell’antico popolo d’Israele, ma rappresenta anche tutte le incredulità dei cristiani del nostro tempo, compresa anche la nostra. Infatti, tante forme di indifferenza, di dimenticanze che ci rinchiudono in noi stessi sono frutto della nostra incapacità di credere e di stupirci davanti alle meraviglie operate da Dio nella storia, anche quella di oggi.

 

Preghiamo

 

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza,

per far conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.             

       (Sal 145,11-12)

 

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]