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Il Signore è il mio pastore

14 Maggio 2013

S. Mattia apostolo

 

At 1,15-26; Sal 112(113); Ef 1,3-14; Mt 19,27-29

 

“…siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele”.     (Mt 19,38)

 

Giuda era stato scelto, quindi Gesù sapeva. Bisognava che il Signore decidesse: o una Chiesa di uomini o una Chiesa di perfetti. Il brano di Atti ci mostra una comunità profondamente ferita. Questa ferita si ripropone nella storia, fino alla fine dei tempi, perché il Signore ha voluto una Chiesa di uomini, altrimenti non ci sarebbe stato posto né per me né per molti di noi. Ma il Risorto è più forte di questa ferita e il numero degli apostoli viene ricostituito. Gesù ridona interezza alla sua comunità, risanandola. Anche questa sua azione si ripropone nella storia, fino alla fine dei tempi. La nostra fede è dunque debitrice della testimonianza di creature che hanno narrato ciò che hanno visto, udito e toccato, consegnando la loro testimonianza di generazione in generazione: il Signore ha voluto così. Nella sua comunità di uomini ci sarà spazio per il perdono, per la “nuova creazione”. Per ogni Giuda che viene meno ci sarà un Mattia(che significa “uomo o dono di Dio”) che si alzerà a testimoniare l’amore folle di Dio, più forte del nostro peccato.

 

Preghiamo

 

Dal sorgere del sole al suo tramonto

sia lodato il nome del Signore.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,

più alta dei cieli è la sua gloria.                    

   (dal salmo 112)