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Cibo e comunità

19 Novembre 2014

Ger 2,1-9; Sal 13; Am 5,10-15; Mt 9,9-13

 

«Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: “Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”».

(Mt 9,10-11)

 

 

Gesù siede alla mensa dei pubblicani: lo sbigottimento dei farisei ci rimanda alle nostre resistenze, personali o comunitarie, nei confronti di chi sta fuori dalla comunità o nei confronti di chi noi stessi tendiamo ad escludere o a pensare “fuori”. Invece Gesù sceglie di stare a tavola con loro, sceglie il momento più familiare della giornata, in cui ciascuno mette in comune, distribuisce, condivide in un clima di confidenza. Alla stessa mensa siedono i pubblicani, i peccatori, i discepoli e i farisei: nessuno deve sentirsi escluso. La Parola non appartiene a qualcuno, che ne è depositario, ma è per tutti, e come nella mensa si condivide il pane, Gesù, nell’ultima cena si farà pane spezzato per tutti.

 

Preghiamo

Signore, ti confessiamo di aver dimenticato che essere testimoni della tua risurrezione significa scegliere di stare dalla parte di chi è privato dei propri diritti, di chi non ha voce per gridare tutta l’ingiustizia subita e la propria sofferenza. Dacci il coraggio di saper alzare la voce e di stare dalla parte degli ultimi.

(Chiesa valdese)