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Nell’incarnazione: inizio della speranza

29 Dicembre 2011

V giorno dell’ottava di Natale

 

Mi 4,1-4; Sal 95 (96); 1Cor 1,1-10; Mt 2,19-23

 

«Giuseppe, avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret».               (Mt 2, 23)

 

Gesù, Maria e Giuseppe abitano a Nazaret in una casa.

Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace, il luogo dove si sta bene, si impara a crescere, ad amare, a perdonare.

Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero! Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: “Questo bambino è un dono, un miracolo!”. Quant’è importante che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. È questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. Maria e Giuseppe assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione nonostante le diverse prove che hanno dovuto affrontare. La santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è “modello di vita” per ogni famiglia.

Preghiamo

Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, “nato da donna”, e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell’amore per le generazioni che sempre si rinnovano.                   (beato Giovanni Paolo II)