Ez 36, 16. 22a. 29-38; Sal 105 (106); Os 6, 1-6; Mt 21, 33-46
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Annuncia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le nazioni. Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini». (Ez 36, 16. 22a. 29-30)
È interessante l’inversione tra cause e conseguenze definita da quanto il Signore annuncia a Ezechiele: egli libera il popolo dalle sue impurità e come conseguenza il popolo potrà averne vergogna. Il Signore non agisce come risposta alla contrizione del popolo, al contrario il suo amore disinteressato genera la vergogna di quanto compiuto.
Avvicinarsi all’amore del Signore non è un atto superficiale, ma esporsi a lui porta alla conversione, perché la scoperta di un amore tanto grande conduce al desiderio di cambiare, più di ogni paura o condanna.
Quella dinamica mette in gioco chi tra pochi giorni celebrerà l’amore di Dio che si rende manifesto nella debolezza della carne: di fronte a una rivelazione tanto imprevedibile, ogni essere umano può lasciarsi coinvolgere perché si scopre amato fin nelle sue piccolezze.
Preghiamo
Egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.
Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
dal Salmo 105 (106)

