Ez 7, 1. 15-27; Sal 101 (102); Eb 8, 6-10; Mt 12, 43-50
Giungerà l’angoscia e cercheranno pace, ma pace non vi sarà. Sventura seguirà a sventura, allarme succederà ad allarme: ai profeti chiederanno responsi, ai sacerdoti verrà meno la legge, agli anziani il consiglio. Il re sarà in lutto, il principe sarà ammantato di desolazione. Tremeranno le mani della popolazione del paese. Li tratterò secondo la loro condotta, li giudicherò secondo i loro giudizi: così sapranno che io sono il Signore». (Ez 7, 25-27)
Ezechiele annuncia come nel giorno in cui il Signore si manifesterà non si potrà contare su nessun appiglio: neppure i punti di riferimento ordinari saranno in grado di fornire una parola capace di spiegare la realtà, non i profeti, neppure gli anziani, la cui longevità dovrebbe assicurare la possibilità di interpretare in profondità il senso della storia.
Al contrario, la manifestazione del Signore espone pienamente a lui, senza possibilità di contare su altro che su lui solo. Anche il tempo dell’avvento può essere vissuto con la medesima intensità, quella che consente al Signore di entrare realmente nelle storie umane, lasciandosi da lui trasformare.
Preghiamo
Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido di aiuto.
Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in cui sono nell’angoscia.
Tendi verso di me l’orecchio,
quando t’invoco, presto, rispondimi!
dal Salmo 101 (102)