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Verso l’unità del genere umano

III feria prenatalizia “dell’Accolto”

19 Dicembre 2018

Rut 2,4-18; Sal 102 (103); Est 5,1-18; Lc 1,39-46

«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo». (Lc 1,39-41)

Perché Maria è andata da Elisabetta? Secondo una certa tradizione popolare Maria sarebbe stata spinta dalla carità e dalla volontà di servizio: la serva del Signore si fa serva degli uomini, e dimostra così come l’amore di Dio è amore del prossimo. Certamente Maria va per fare il bene, diventa portatrice di Cristo ed è importante evidenziare come Ella abbia ricevuto un segno dall’alto senza cercarlo, proprio perché il Signore premia chi si affida e in questo modo Egli mostra la sua verità. Proprio Maria diventa centrale nella manifestazione di Gesù al mondo. Interessante è anche il particolare che il saluto di Maria, diversamente da quello di Elisabetta, è senza parole, e pone in primo piano la sua persona, la sua voce. Siamo chiamati nella preparazione al Natale a guardare a Maria come un esempio di vita, come l’esempio del vero discepolo alla sequela di Gesù, di colui che si affida e sa cogliere contemporaneamente i segni della presenza del Signore.

Preghiamo

O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, tu apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: vieni e libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.
(Antifona alla commemorazione del battesimo)

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]