Gen 17,18-23.26-27; Sal 118 (119),41-48; Pr 6,6-11; Mt 5,38-48
Affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli. (Mt 5,45)
Cos’è giusto fare quando qualcuno ci fa un torto? La logica umana ci insegna che al male si deve reagire in una misura adeguata. Gesù, invece, non ci insegna a reagire o a subire il male ma a cogliere l’occasione per fare il bene. In fondo è un po’ come nelle arti marziali: non ci si oppone all’avversario con le stesse modalità ma ne si sfrutta la forza per metterlo al tappeto. In maniera analoga, quando riceviamo un torto non dovremmo rispondere “per le rime”: solo così riusciremo a spiazzare il nostro avversario e a scardinare la logica del male. Il cristiano, dunque, di fronte al male non re-agisce ma agisce da figlio del Padre, rispondendo con il bene perché ama il suo nemico, secondo la volontà del Padre. E come si può amare i nemici? Cominciando a pregare per loro: solo nel rapporto con Dio possiamo ottenere tale grazia.
Preghiamo
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
(Sal 25,4-5)
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]