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25 Novembre 2015

 

Ez 6,1-10; Sal 31 (32); Abd 1,19-21; Mt 12,22-32

 

«Tutta la folla era sbalordita e diceva: “Che non sia costui il figlio di Davide?”».     (Mt 12,23)

 

Anche oggi la parola di Dio ci scuote e ci provoca. In cosa consiste la bestemmia così grave da rendere chi la pronuncia incapace di accogliere il perdono di Dio? Consiste nel definire indemoniato colui sul quale è presente lo Spirito di Dio, cioè Gesù il Cristo, il figlio di Davide e credere che quanto compie è in virtù di satana e non per opera dello Spirito stesso. I farisei si dimostrano molto abili a capovolgere in questo modo e volutamente i fatti e le persone, non lasciando spazi di correzione al proprio giudizio e, in questo modo, non si aprono ad un cammino di conversione. Ecco perché le parole di Gesù hanno un sapore di severità. Stravolgere con consapevolezza la realtà, le intenzioni del cuore, le parole, il significato delle azioni di qualcuno è molto più grave del cadere in tentazione per debolezza o per errore di giudizio. Questo modo di fare purtroppo non è così inusuale tra gli uomini, lo vediamo chiaramente nelle discussioni tra politici dove l’uno stravolge il senso delle parole dell’altro! Ma succede anche tra gente comune, tra noi quando ci viene utile offuscare l’altro, impedirgli di farsi conoscere nella sua verità. E la stessa cosa può avvenire anche nei confronti del Signore: quante volte strumentalizziamo la sua parola a vantaggio nostro, quante incomprensioni per propria comodità!

Chiediamo l’aiuto al Signore perché possiamo ricevere il dono di amare sempre la verità, anche quando va contro i nostri interessi. Solo così saremo liberi e anche su di noi riposerà lo Spirito Santo.

 

Preghiamo

 

Gioiscano tutti, Signore,

quanti confidano in te;

esultino senza fine, quando sarai con loro;

in te si allieteranno

quanti amano il tuo nome.                                            (Sal 5,12)

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]