GIOVEDI 10 MARZO
Gen 35,9-20.22b-26; Sal 118 (119),113-120; Pr 25,1; 27,9-11a; Mt 7,21-29
“Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. (Mt 7,21.24-25)
Il ritorno alla libertà, nel 1991, per il popolo albanese ha significato avere la possibilità di parlare, di agire, di professare la propria religione; per molti
cristiani, che sono stati imprigionati o uccisi per la loro fedeltà al Vangelo, ha significato non essere più perseguitati.
Chiediamo al Signore che le nostre parole e le nostre opere “camminino insieme”, che la nostra fede sia fondata sulla roccia e che sappiamo fare sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli.
Preghiamo
Signore, apri le mie labbra
E la mia bocca proclami la tua lode.
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto
tu, o Dio, non disprezzi
(Salmo 50)
[da: La Parola ogni giorno. Dio non ha creato la morte, Quaresima 2016, Centro Ambrosiano, Milano]