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Nell’incarnazione: inizio della speranza

26 Dicembre 2011

II giorno dell’ottava di Natale

Santo Stefano, primo martire

 

At 6,8-7,2a; 7,51-8,4; Sal 30 (31); 2Tm 3,16-4,8; Mt 17,24-27 oppure Gv 15,18-22

 

«Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».  (At 7,56)

 

Ogni anno ci sorprendiamo che alla dolcezza del giorno di Natale segua il colore rosso sangue del primo martire, Stefano, accostando così la primizia della nuova nascita con la primizia del martirio. La vicenda di gioia e di dolore espressa nella vita di Gesù continua nella storia della Chiesa e dei suoi testimoni.

Santo Stefano è il primo rappresentante di un cristianesimo vissuto, cristianesimo che si propone “pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo” (At 6,8). Possiamo pensare all’azione di carità, della quale gli apostoli avevano incaricato i sette diaconi, e all’energia e chiarezza della parola. I suoi oppositori “non riuscivano a resistere alla sua sapienza ispirata” (cfr At 6,10) la sua parola non può essere sconfessata, quindi non resta che abolirla. In che modo? I suoi oppositori evitano di ascoltarla e subito la eliminano con la violenza. Nel martirio, Stefano è ancora immagine di Gesù: si affida a Lui come Gesù si consegna al Padre, e perdona i suoi uccisori.   

 

Preghiamo

Dio Padre donaci l’energia della testimonianza, perché la fede cristiana non si riduca a un’idea o a un sentimento, ma si esprima come fatto visibile nella nostra esistenza.